In questi giorni – complici anche gli accadimenti oltreoceano – si parla molto di Unione Europea e del suo ruolo geopolitico ed economico nel contesto mondiale. Si può essere d’accordo o meno su posizioni e decisioni prese in questi ambiti, ma ci sono tuttavia altri fronti propugnati dall’Unione che tutti dovremmo sostenere per una costruzione “comunitaria” del nostro futuro.
Parliamo per esempio di quello che riguarda la conservazione della biodiversità europea. Come analizzato dal Centro Studi Touring nella rubrica Idee sul numero di aprile di Touring magazine, sono diversi i piani che l’Unione ha approvato al riguardo.
A partire dalla Strategia per la biodiversità (2020) che mira a proteggere almeno il 30 per cento delle terre e dei mari degli Stati membri entro il 2030, garantendo una gestione rigorosa di almeno il 10 per cento di queste aree.
Un programma che punta a rafforzare la resilienza degli ecosistemi e ridurre il consumo di suolo, con l’obiettivo di frenare la perdita di biodiversità e contribuire al più ampio obiettivo europeo di neutralità climatica entro il 2050. È una sfida fondamentale per salvaguardare la biodiversità del continente, che è sinonimo di ricchezza non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia, il turismo, l’agricoltura.
E che oggi è in difficoltà per vari motivi: l’avvicinarsi della scadenza di NextGenerationEU (principale strumento di finanziamento per la ripresa post pandemia), la ricerca di compromessi tra transizione ecologica e tenuta del sistema economico e sociale della Ue, la nuova politica statunitense con l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi, il diffondersi di narrazioni revisioniste, se non negazioniste, sullo stato del Pianeta.
Alla Strategia per la biodiversità si affianca il nuovo regolamento per il ripristino della natura, approvato nel giugno 2024, che propone misure per recuperare almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, arrivando al 90 per cento entro il 2050. Una legge che ha incontrato molte resistenze politiche in diversi Stati membri, Italia compresa, e che ha avuto un iter parecchio tortuoso.
Il Touring, insieme ad altre associazioni ambientaliste, si è mobilitato per la sua attuazione, convinto che sia uno strumento fondamentale per intervenire positivamente sulla natura laddove, a causa degli impatti antropici eccessivi, si è “ammalata”. Il regolamento tra l’altro prevede azioni per ristabilire gli equilibri ecologici nelle campagne in accordo con i principi dell’agroecologia.
Appare chiaro dunque che per raggiungere questi obiettivi un ruolo fondamentale lo abbiano le istituzioni e, in particolare, quelle dedicate alla tutela del territorio e dell’ambiente. Come si sta comportando l’Italia? Nel nostro Paese la quota complessiva delle aree terrestri protette è pari al 21,7% del territorio e al 10,6% delle aree marine: c’è ancora molto da fare per raggiungere la soglia del 30%.
Proprio per questo motivo il TCI, insieme alle altre maggiori organizzazioni di protezione ambientale italiane, in occasione degli Stati generali delle Aree protette organizzati a Roma dal ministero dell’Ambiente lo scorso dicembre ha sottoscritto un documento che evidenzia le priorità di intervento per raggiungere gli obiettivi. Due i pilastri: attenzione ai parchi nazionali, oggi spesso commissariati o privi di consigli direttivi; e completamento del sistema delle aree protette nazionali, mai portato a termine nonostante studi e proposte. In questo senso, grazie all’impegno del suo corpo volontario il Touring segue con attenzione la vicenda del Parco nazionale del Matese, tra Campania e Molise, atteso dal 2017.
In poche parole, seguire l’Europa in questo ambito significa consolidare il ruolo di primo piano del nostro Paese nella protezione ambientale per i cittadini di domani e per tutte quelle attività, come il turismo, che dalla natura traggono benefici, anche economici. Per questo il Touring continuerà a sostenere i piani europei al riguardo e a sensibilizzare i suoi lettori sull’importanza di queste azioni. Senza biodiversità, non c’è futuro.
Fonte: A tu per Touring, newsletter con novità, idee e ispirazioni del Touring Club Italiano
