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EVOLUZIONE DELLE CITTÀ

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L’EVOLUZIONE DELLE CITTÀ, UNO SGUARDO AL FUTURO

La pandemia sugli italiani ha avuto un profondo impatto che ne ha portato a mutare non solo le priorità ma anche le abitudini. In particolare, ha modificato il modo di lavorare e, di conseguenza, le città stesse. Questo cambiamento ha portato la sesta edizione dello Smart City Index di EY a diventare Human Smart City Index, prendendo in esame anche gli indicatori legati a: comportamenti ecologici, competenze digitali dei cittadini e inclusione sociale.

MENO INDIVIDUALISMO E PIÙ COMUNITÀ

Gli ultimi due anni hanno pesato molto sui rapporti interpersonali: siamo più freddi, distaccati e controllati. Per questo motivo è cresciuto il desiderio di recuperare quel senso di “comunità”.

Ad aver risentito maggiormente di questi cambiamenti, però, sono quelle città, medie e piccole situate intorno alle grandi metropoli, caratterizzate da un pendolarismo quotidiano. Lo smart working, totale o parziale, può dare a queste realtà una chance di “recuperare” parte degli abitanti che prima passavano gran parte del loro tempo in luoghi di lavoro diversi.

Infatti, con la crescente modalità di lavoro “ibrido”, in cui ci si alternerà tra lavoro in
presenza e quello da remoto, una città ripensata su tempi e spazi urbani a misura di cittadino sarà la scelta vincente:

“Le città che saranno più capaci e più veloci nel riprogettarsi e nel riqualificare gli spazi residenziali e di lavoro diventeranno più attrattive perché forniranno la flessibilità che le nuove professioni «ibride» ricercano”.

DA HUMAN CITY A HUMAN SMART CITY

Ma cos’è la Human Smart City? Per Ey “se la Human City è la città a misura di persona, la Human Smart City è la città che (ri)progetta infrastrutture e servizi coniugando centralità della persona, innovazione tecnologica e sostenibilità e rappresenta un’opportunità sia per le aziende sia per le amministrazioni locali di attrarre lavoratori e cittadini“.

Quindi oltre a mettere al centro i cittadini, e più in generale i “city user”, le human smart city devono utilizzare la tecnologia come strumento di integrazione e accessibilità senza però dimenticare l’importanza della sostenibilità ambientale
ed economica urbana.

Due esempi dal report:

  • Mobilità: la gestione della mobilità attraverso piattaforme MaaS e servizi informativi integrati sui mezzi di trasporto consentono alle persone di scegliere la modalità di spostamento più efficiente, inquinando meno.
  • Energia: la gestione intelligente dell’energia attraverso sensori e l’informazione in tempo reale sui propri consumi consente al cittadino di regolare al meglio gli apparati della propria abitazione (riscaldamento, luce, ecc.) e consumare meno energia.
Ma qual è la situazione attuale in Italia?

La fotografia che viene fuori dallo Human Smart City Index, prendendo in esame 456 indicatori e mettendo insieme i dati legati agli investimenti e alle iniziative delle città sui tre assi strategici della transizione ecologica, della digitale e dell’inclusione sociale, vede un ecosistema urbano non del tutto sviluppato ma con ampi margini di miglioramento.

Sul podio, come nelle ultime edizioni, si confermano: Milano, Bologna e Torino. Nonostante rimane una forte differenza tra nord e sud, si riduce la distanza tra città metropolitane e centri più piccoli.

Milano si conferma la città in cima alla classifica sia per readiness (86,83 su una scala da 1 a 100) sia per comportamenti dei cittadini (83). Il suo punto di forza è legato perlopiù alla transizione digitale, sia per quanto attiene alle infrastrutture (ultra-broadband, 5G e IoT) sia per le competenze dei cittadini e l’utilizzo dei servizi online.

Segue Bologna, grazie al primato in termini di inclusione sociale (soprattutto per le spese sociali e per il coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica della città), con una readiness particolarmente elevata (86,70).

Torino consolida la presenza sul podio – pur passando dal secondo posto del 2020 al terzo posto del 2022 – grazie alla componente legata ai comportamenti dei cittadini (82,32), soprattutto in termini di transazione ecologica.

Seguono cinque città medie: Trento, Parma, Bergamo, Padova e Brescia e chiudono la top ten Venezia e Firenze. Roma si posiziona al dodicesimo posto e cede cinque posizioni rispetto al ranking 2020. A penalizzare la capitale soprattutto un marcato ritardo nel processo di transizione ecologica.

AZIENDE E HUMAN CITY

La ricerca di città più a misura d’uomo avranno una forte ripercussione anche sulle aziende: oltre a modificare le modalità di lavoro c’è una sempre maggiore attenzione ai temi legati all’ambiente, alla mobilità sostenibile e ad un miglior bilanciamento tra vita provata e lavoro.

Questo porterà le imprese ad aggiungere tra i loro obiettivi primari quello di aumentare il proprio contributo alla sostenibilità dell’ambiente urbano in cui operano.

“In questo particolare contesto storico, le città non devono investire soltanto in infrastrutture e servizi, ma anche e soprattutto nell’ascolto dei cittadini e dei lavoratori.

La componente sociale è diventata centrale anche nella competizione tra le città per l’attrazione di aziende e talenti. Le nuove relazioni tra città e aziende devono essere reimpostate mantenendo le persone al centro“.

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