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Radioattività Salutare

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RADIOATTIVITÀ…”SALUTARE”?

Avete mai pensato che la radioattività potesse essere “salutare”?

Sull’American Journal of Clinical medicine nel 1921 si leggeva “la radioattività è l’essenza stessa della vita […] previene la pazzia, stimola le emozioni nobili, ritarda la vecchiaia e crea una splendida, lieta vita giovanile”. Contestualizzando l’affermazione ci ritroviamo con la Prima Guerra Mondiale appena dietro le spalle e il boom economico degli anni Venti alle porte. Come tutti gli anni di boom (successivi ad anni critici), si assiste ad un rilancio del progresso industriale, scientifico e tecnologico, e in questi anni Venti, l’attenzione ricade proprio sulla Radioattività – scoperta tra il 1985 e il 1989. Questa venne percepita come un’energia nuova, estremamente potente e assolutamente “salutare”.

Che la radioterapia sia tutt’oggi un’alternativa ad operazioni e ad altre cure è sicuramente vero, ma all’epoca si presumeva che in generale la radioattività facesse bene alla salute, che fosse proprio un toccasana. Non a caso ad esempio nel rilevare livelli sensibili di radioattività nelle acque di alcune fonti termali considerate un rimedio a molte patologie come l’artrite, i reumatismi, etc., si finì per presumere che fosse proprio la componente radioattiva a generare i relativi benefici. Nonostante i danni causati dall’esposizione ad alte quantità di radioattività fossero noti, medici e studiosi sembravano pensare che le radiazioni, somministrate in piccole quantità, mostrassero al contrario proprietà curative.

Si formulò, in pratica l’ipotesi di quel fenomeno definito ORMESI che consiste nell’esistenza di reazioni opposte a determinati stimoli, da parte degli organismi viventi, a seconda della dose somministrata.

In effetti per molte sostanze chimiche capita che venendo somministrate basse concentrazioni di sostanze chimiche tossiche si possano invece stimolare risposte protettive nell’organismo, sipensi alle cure “naturali” che propongono l’impiego di Belladonna per la cura della febbre etc. Attualmente la ricerca e verifica dell’ormesi nel campo della radioattività si è pressochè arenata infrangendosi su opinioni contrastanti relative alle dosi, alle quantità, alle soglie di beneficio/tolleranza etc., ma negli anni Venti era considerata una verità comprovata e generò un sistema di prodotti basati proprio sul principio della radioattività a “basso dosaggio”.

La “radioattività” nel quotidiano degli anni Venti, venne proposta per uso orale o in dispositivi indossabili o di “arredo e corredo”. Ovviamente parliamo di un’epoca in cui i controlli sui farmaci e le verifiche preventive erano in uno stadio pressoché embrionale, quindi il terreno era fertile e lo spazio ampio perchè dalle considerazioni dei luminari derivassero una serie di prodotti per portare nelle case dei cittadini i potenti effetti “positivi” della radioattività.

All’inizio si imbottigliò acqua termale radioattiva, i cui effetti benefici non duravano molto a lungo in quanto generati dal radon (gas il cui potere radioattivo decade molto rapidamente, in poche settimane). Per risolvere il problema della perdita di radioattività si inventarono dispositivi per ridare la carica radioattiva a livello casalingo e vennero creati prodotti cosmetici: creme, pozioni, dentifrici, pillole realizzati direttamente a base di radio (il cui effetto radioattivo dura più o meno 1600 anni). Numerosi furono poi gli accessori radioattivi, dai cuscini alle fibbie ai fermacarte che vennero realizzati da aziende sorte proprio con lo scopo di diffondere il “nuovo benessere derivante dal nucleare” e pubblicizzati come salutari perché “radioattivi”, con l’assurdo che si arrivò a ritirare dal mercato i prodotti che non avessere il grado di radioattività reclamizzato…perché guai a finire nelle mani di ciarlatani che spacciassero acqua normale per radioattiva!

Una delle più grandi aziende più attive nella produzione radioattiva fu la Bayley Radium Laboratories del New Jersey che produsse:

  • Revigator (una specie di brocca di uranio da riempire con acqua o altre bevande che, per la composizione dell’oggetto – radio radon e altri elementi affini – diventavano radioattive)
  • Radioendocrinator, un dispositivo indossabile a base di radio da portare nei pressi delle ghiandole che si intendeva stimolare, dalla tiroide alle ovaie allo scroto
  • Radithor una pozione composta di radio e acqua distillata per curare centinaia di malattie tra cui l’impotenza

Già nel 1924, nonostante l’ondata euforica verso la radioattività, furono segnalati alcuni casi di osteomielite della mascella e mandibola nelle lavoratrici della Radium Corporation, addette alla verniciatura a base di radio, dei quadranti degli orologi. Il caso delle operaie non fece alcun rumore, e non mutò la percezione entusiastica verso i ritrovati radioattivi e “salutari”. La corsa ai rimedi radioattivi proseguì indisturbata fino alla morte di Eben Byers, campione di golf americano e presidente della Girard Iron Company (indusrtia metallurgica). Dopo un infortunio al braccio, nel 1927, Byers stentava a riprendersi, perciò provo a curarsi – su indicazione medica – con il Radithor, ottenendo benefici immediati e divenendone presto dipendente. dopo due anni di utilizzo costante di questo rimedio radioattivo, il suo corpo cominciò letteralmente a finire in pezzi a causa dell’intossicazione irreversibile da radio. I sintomi iniziali erano gli stessi registrati nelle operaie della Radium Corporation.

Per immaginare la gravità dell’intossicazione basti pensare che da un’analisi effettuata su alcune boccette di Radithor a 70 anni dalla loro creazione avevano ancora livelli altissimi di radioattività e che le analisi effettuate sulla salma del campione di golf lo classificano come il corpo umano esposto a più radiazioni di qualunque altro essere vivente conosciuto.

Dopo questo decesso che fece scalpore nell’alta società, nel 1932 venne vietata la produzione e la pubblicità di rimedi e dispositivi radioattivi. Si suppone che nello stesso periodo si cominciò a porre le basi della teoria che presume che “ogni dispositivo medico chimico, naturale o da banco sia dannoso fino a prova contraria”.

Questo ci avvicina ai nostri giorni in cui gli organismi preposti all’approvazione dei farmaci e dei dispositivi medici, al netto delle derivazioni speculative tendono a una “sicurezza” pressoché totale delle prove e dei test prima della relativa approvazione e della produzione.

La strada per uscire dall’illusione della “radioattività salutare” non si interruppe comunque dopo gli episodi americani, tanto che in Francia negli anni Trenta vennero commercializzati i prodotti cosmetici Tho Radia, a base, appunto, di Torio e Radio. Poi “finalmente” i fatti di Hiroshima rallentarono di molto l’entusiasmo creando le basi per l’immaginario odierno in cui siamo abituati, ormai, a considerare la radioattività e tutto quanto ad essa relativo, con gli occhi di chi ne conosce gli estremi rischi e pericoli, di chi, associandolo a guerra, funghi atomici e incidenti più o meno noti con contaminazioni più o meno devastanti, lo ha combattuto e spesso eliminato da molti Paesi. Forse è per questo che ci è piaciuto fare questo piccolo viaggio nel tempo alla scoperta di credenze ed entusiasmi che oggi ci sembrano assurdi. Mi piacerebbe poter chiedere ai miei nonni che allora erano poco più che ragazzini se per caso ricordano qualcosa del periodo in cui la radioattività era salutare e alla moda!

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