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TESSUTI UMANI

Sempre più tecnologie mirano alla ricostruzione o alla riproduzione dei tessuti umani, i campi di applicazione sono difficili da circoscrivere per certi versi ci proiettano in qualche film di fantascienza dove potremmo ambire ad essere tutti supereroi con poteri autoriparatori: ferite che si rimarginano in mezzoratessuti che si ricreano e sostituiscono quelli danneggiati…e chi più ne ha più ne metta.

ELECTROSPIDER

Recentemente la Solid World Group, ad esempio, ha acquistato dall’Università di Pisa il brevetto: ELECTROSPIDER (persino il nome ci riporta all’idea di un supereroe).

Electrospider è una BIOSTAMPANTE in 3D su TESSUTI UMANI. Questa tecnologia strutture articolate con combinazioni cellulari eterogenee sia per densità, che per dimensione, replicando la complessità dei tessuti umani. Le applicazioni sono le più diverse:

  • biomediche con l’obiettivo futuro di ricostruire organi e tessuti da trapianto a partire da cellule del paziente dei suoi consanguinei;
  • farmacologiche e cosmetiche, replica tessuti per testare farmaci, creme e prodotti;
  • materiali, realizzare ad esempio tessuti tipo pelli a partire da poche cellule animali, da utilizzare nella moda.
RIGENERACONS

Accanto a questo brevetto, quasi per sbaglio – o forse per trovata pubblicitaria – ci siamo imbattuti in RIGENERACONS (un macchinario che sfruttando la tecnologia delle cellule staminali riesce a riparare i tessuti umani danneggiati in mezz’ora e in modo ambulatoriale) brevetto che sarebbe stato “rubato” con la complicità di un ex consigliere della Hbw (Human Brain Wawe srl), società che lo ha registrato.

Le due situazioni confermano gli altissimi potenziali di questo settore, tra ricerche innovative e traffici di informazioni e brevetti, e manifestano entrambe le facce della medaglia: da un lato la ricerca di soluzioni per quello che potremmo definire il bene dell’umanità, dall’altro l’utilizzo sconsiderato delle stesse tecnologie.

Apparentemente infatti, la società che avrebbe rubato il brevetto di RIGENERACONS, avrebbe già realizzato e starebbe già commercializzando MEDICONS-P – un disgregatore di tessuti umani realizzato proprio con la tecnologia rubata, che non avrebbe ottenuto le dovute certificazioni.

Il problema di ricercare e produrre tecnologie e soluzioni, quindi, si affianca al problema di farlo eticamente e con obiettivi di “cura” o “prevenzione”, e di proteggere i propri risultati e brevetti, che fanno parte del patrimonio aziendale in modo assoluto.

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