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AZIENDE, TRA PIANI DI WELFARE ED EMPLOYEE RETENTION

La pandemia ha modificato il modo di lavorare e con esso anche le necessità dei lavoratori. In questo quadro di cambiamenti, le aziende si sono trovate a dover rispondere a queste nuove esigenze e adattarsi al “new normal” lavorativo.

Tra i due fattori che emergono ci sono l’implementazione dei piani di welfare e le strategie per contrastare l’aumento delle dimissioni.

I PIANI DI WELFARE

I piani di welfare aziendali hanno assunto, come mai prima d’ora, un ruolo di estrema importanza. Le aziende, ed i responsabili delle risorse umane, si sono trovati a dover rispondere al malessere generalizzato che il periodo di chiusura ha portato con sé.

Infatti, in uno studio di Oracle, è emerso che – su 12.000 individui di 11 Paesi presi in esame – nel 78% dei casi la pandemia ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale a causa soprattutto dello “stress negativo” (ad esempio disturbi del sonno ed un forte senso di ansia).
Il 76%, invece, aspira ad un maggior aiuto, da parte anche delle aziende per cui lavorano, per migliorare il benessere psicologico.

WELFARE: MAGGIOR BENESSERE, MAGGIORE PRODUTTIVITÀ

Il benessere dei dipendenti influisce nel tempo sul rendimento stesso dell’azienda. Infatti, garantendo un buon livello di soddisfazione sia a livello professionale che sulla vita privata, c’è un aumento della produttività.
In questo modo i piani di welfare si traducono in veri e propri investimenti che l’azienda fa per aumentare il proprio business.

Ma come impostare un giusto piano? Alla base del successo c’è la personalizzazione. Ogni realtà presenta delle diverse esigenze e applicare piani standardizzati potrebbe causare l’effetto contrario: un welfare aziendale ritenuto “inutile” dai propri dipendenti aumenterà il grado di insoddisfazione generando un allontanamento del lavoratore verso l’azienda stessa.

VALORIZZARE IL CAPITALE UMANO

Adottare soluzioni concrete volte a promuovere il benessere dei dipendenti e conseguentemente delle loro famiglie, sarà la strategia vincente per tutti i futuri imprenditori. Molte tra le aziende più grandi hanno colto l’importanza che sta dietro al successo: la valorizzazione del capitale umano.

EMPLOYEE RETENTION

L’altro fenomeno è quello relativo alla crescita del numero di dimissioni che ha visto un aumento dell’85% rispetto al 2020. Con le nuove forme di lavoro ibrido un buon equilibrio tra vita privata e vita lavorativa diventa fondamentale.

Dallo studio “Employer Brand Research” fatto da Randstad è emerso che – nel secondo semestre 2021 – 1 italiano su 10 ha cambiato il proprio posto di lavoro ed il 21% è in procinto di farlo.

Per fare veramente la differenza ed essere competitivi nel proprio settore, le aziende devono “motivare” i propri dipendenti. Evitare il turnover crea maggiore stabilità e continuità nel flusso di lavoro portando vantaggi notevoli all’impresa. Per questo creare strategie che mettano al centro il benessere dei dipendenti aumenterà l’attrattività del datore di lavoro creando un ambiente lavorativo soddisfacente.

Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia:

“Di fronte all’emergenza sanitaria e l’esplosione del lavoro da remoto, gli italiani chiedono ai loro datori di lavoro soprattutto conciliazione vita-lavoro e un clima aziendale sereno e produttivo, evidenziando una rinnovata attenzione alla salute e al benessere che non passa solo dalla sicurezza, ma anche da relazioni umane, coinvolgimento e identificazione, alla ricerca di una nuova normalità a livello professionale.
Ancora di più oggi, l’employer branding è un fattore cruciale per la competitività delle aziende, determinante per attrarre e trattenere i migliori talenti. Il 50% dei candidati non lavorerebbe anche in caso di aumento per un datore di lavoro con una cattiva reputazione e le imprese con un employer brand forte hanno tempi di assunzione 1-2 volte più veloci.
Comprendere il divario tra i desideri dei lavoratori e la percezione del proprio brand offre alle aziende informazioni preziose per costruire la migliore Employee Value Proposition”.

employer brand research 2021, report per paese - Italia
POSSIBILI STRATEGIE DA ATTUARE PER LE AZIENDE

Accrescere la flessibilità. La modalità di lavoro ibrido è ritenuta l’opzione migliore per il post-covid. Abbinare la presenza in ufficio alle ore di lavoro da remoto ridurrebbe, tra i benefici, lo stress, i ritardi ed il fenomeno dell’assenteismo. Inoltre, permette una maggior gestione del tempo aumentando la produttività.

Comunicazione. Con il distanziamento e la digitalizzazione molte imprese si sono accorte che la comunicazione interna per come era impostata non andava più bene. Una comunicazione chiara e ben strutturata, infatti, permette di aumentare la comprensione, migliorare la fiducia reciproca e rafforzare l’”Employee Experience”.

Engagement. Una migliore comunicazione porta anche ad un maggior coinvolgimento dei lavoratori. Essere parte dell’azienda e sentirsi apprezzati porterà il dipendente ad essere più motivato e di conseguenza più produttivo. Ma non solo. Aiuterà anche a migliorare l’immagine stessa dell’azienda, sia interna che esterna.

Burn out. La costante “connessione” dovuta ad impostazioni di smart working sbagliate, ha fatto esplodere il fenomeno del Burn out. Per tutelare il benessere dei dipendenti, le aziende devono creare delle regole così da evitare, oltre all’insoddisfazione professionale e un relativo calo di produttività, anche il fenomeno del turnover e l’aumento dell’assenteismo. Tra le regole da attuare: rispetto dell’orario di lavoro anche da remoto (diritto alla disconnessione), impostare delle regole di “digital wellbeing” (alzarsi ogni tot ore, riposare e mangiare adeguatamente, etc), impostare una durata massima delle videochiamate che solitamente non dovrebbero superare l’ora.

Questi sono solo alcuni dei molti suggerimenti che si possono attuare per salvaguardare il benessere dei dipendenti ed accrescere la propria azienda.

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