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CYBER UN MERCATO IN EQUILIBRIO?

Parliamo spesso dei rischi connessi al Cyber. Questo tema è infatti esploso con il dilagare della digitalizzazione durante e dopo l’inizio della pandemia, e si è inasprito con l’avvento del conflitto ucraino. Si trattava, fino a tre anni fa, di un rischio “nuovo” per molte aziende, e come tutte le novità, non veniva ben compreso. Inoltre a causa dell’aumento vertiginoso dei sinistri registrati, ha vissuto momenti di grande problematicità anche per le compagnie. Adesso sembra finalmente aver trovato un equilibrio, ma vediamo qualche dettaglio.

LO STUDIO LUCY

Secondo quanto stimato dall’Amrae (Associazione dei Risk Manager Francese) nella seconda edizione del suo studio Lucy – “Lumiere sur la Cyberassurance” – per gli assicuratori è finalmente ristabilito l’equilibrio nel settore cyber.

Ciononostante, il mercato ha risentito e risente degli effetti generati dall’inasprimento delle politiche di sottoscrizione dei prodotti cyber e dalla crescita di premi e franchigie.

I grandi clienti che rappresentano l’83% del volume dei premi pagati non hanno tutti rinnovato la loro copertura nel 2021. Sebbene il rischio informatico sia percepito dalla maggior parte di esse come una minaccia importante, il tasso di copertura delle grandi aziende è sceso del 4,4%. Ciò significa che delle 251 grandi aziende che hanno adottato una politica informatica nel 2020, 11 l’hanno abbandonata nel 2021. Il dato può sembrare aneddotico. Ma in un mercato che dovrebbe essere ancora in crescita, è un segnale molto forte.

Philippe Cotelle, direttore di Amrae e presidente della Cyber Commission
UN EQUILIBRIO PRECARIO

Il rapporto tecnico S/P del mercato assicurativo Cyber sembra, quindi aver ritrovato un suo equilibrio, assestandosi sull’88% per tutte le compagnie, dopo un anno in perdita (2020) – nel quale, anche a causa della sinistrosità delle grandi compagnie lo stesso rapporto S/P era al 190%. Il mercato è indubbiamente guidato dalle grandi Aziende ma tra il 2020 e il 2021 è aumentato del 20,2% anche il numero di aziende medie che hanno sottoscritto contratti cyber.

Come sempre si tratta di un equilibrio precario e di tendenze che potranno essere invertite proprio dalle politiche di inasprimento dei tassi e dei premi di questo 2022. Queste tendenze, infatti potrebbero rivelarsi fatali soprattutto per le piccole (e medie) imprese, che oltre a non avere una “cultura informatica” forte e radicata come le grandi imprese, non avrebbero i fondi per far fronte ad aumenti di costi che potrebbero essere percepiti come spropositati.

Insomma il Cyber, per sua natura estremamente virtuale è anche un rischio estremamente volatile, la speranza è che si riesca a gestire l’equilibrio raggiunto senza intaccare il risk pooling.

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