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didattica a distanza, voce ai giovani

Scuola & Università

DIDATTICA A DISTANZA, VOCE AI GIOVANI

La didattica a distanza (DAD) ha suscitato molti contrasti in questo ultimo periodo. Ma cosa ne pensano i diretti interessati?

In un’indagine condotta da IPSOS per Save the Children, “I giovani ai tempi del Coronavirus”, è stata data voce proprio a loro: sono stati intervistati adolescenti tra i 14 e i 18 anni per conoscere sia le loro opinioni in merito che lo stato d’animo e le aspettative future.

Dai dati emersi il quadro è preoccupante a partire dall’assenteismo: il 28% degli studenti, infatti, afferma che – a partire dal lockdown di marzo – almeno un loro compagno di classe avrebbe smesso di prendere parte alle lezioni. Tra le possibili cause, secondo gli intervistati, c’è la difficoltà di connessione ed il calo di attenzione dovuto allo “schermo”.

DAD O DIDATTICA IN PRESENZA?

L’esperienza della didattica a distanza è percepita, da quanto emerge dal sondaggio, in maniera positiva per il 62% dei ragazzi mentre per il 38% (4 ragazzi su 10) le difficoltà sono molte.

Alla domanda su quali difficoltà hanno riscontrato nelle lezioni a distanza, per il 45% la problematicità è rappresentata dalla fatica a concentrarsi, mentre, per il 41%, le difficoltà dipendono da problemi della connessione internet propria e per il 40% dei docenti.

A seguire:

  • scarsa digitalizzazione dei docenti (33%);
  • noia (33%);
  • dotazioni tecnologiche (13%);
  • scarse capacità digitali (5%).

Il problema maggiore per 7 ragazzi su 10, rispetto alla didattica in presenza, è imparare cose nuove e socializzare (72%). Il 68% ritiene che sia più arduo concentrarsi durante le lezioni ed il 51% invece che sia più difficile rispettare il programma scolastico.

confronto didattica in presenza vs DAD

E per quanto riguarda la metodologia di insegnamento? Il 37% dei ragazzi afferma che i propri insegnanti non hanno fatto modifiche e che hanno continuato ad impostare le lezioni come prima, quando si era in presenza.

Il 44% ha osservato che, nonostante la maggior parte degli docenti non abbia apportato modifiche, qualcuno ha introdotto delle novità (giochi di ruolo, visione video, esercizi interattivi, utilizzo di app…). Invece, il 19% afferma che la maggior parte ha sperimentato nuove modalità di insegnamento.

novità introdotte dagli insegnanti
DAD E SOCIALITÀ

Per quasi 6 studenti su 10 (59%) ci sono state ripercussioni negative sulla propria capacità di socializzare. Per il 57% l’impatto negativo ha riguardato il proprio umore/stato d’animo e, per il 52%, anche le amicizie sono peggiorate. La “fisicità”, dunque, è stata sostituita dalla digitalizzazione: il 71% ha incrementato l’uso di chat e messaggi ed il 50% di videocall.

ripercussioni sul periodo a casa da scipla

Ma quali aspetti futuri per i nostri ragazzi dovrebbero essere rafforzati per recuperare sul piano educativo?
In primis, per il 26%, occorre impostare una diversa modalità di fare didattica; il 24% preferirebbe più ore di lezione in presenza; il 16% vorrebbe istituire più laboratori; il 14% avere la possibilità di fare più viaggi di studio; il 13% incrementare le uscite didattiche nei luoghi della cultura e il 7% desidera scuole aperte tutto il giorno.

LA DAD ED IL DIVARIO SOCIALE

Per i giovani la scuola, oltre ad essere il luogo dove si apprendono nozioni, è anche un ritrovo dove si impara ad interagire con gli alti e si instaurano relazioni/amicizie.

Per l’ONU, la pandemia ha causato “la più grande interruzione dei sistemi educativi della storia, interessando quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 paesi in tutti i continenti”. Si stima che la chiusura di scuola e altri spazi di apprendimento ha avuto un impatto sul 94% della popolazione studentesca mondiale.

Ci siamo trovati a vivere un’epoca nuova, l’epoca della didattica a distanza, dei compiti scaricati e inviati via e-mail e dei gruppi studio WhatsApp. Un’epoca a cui la comunità scolastica non era preparata. Le perdite di apprendimento che derivano dalla chiusura degli istituti – afferma l’Organizzazione sulla base dei dati OCSE – getteranno ombre lunghe sul benessere economico degli individui e delle nazioni.

A differenza dell’impatto economico diretto della pandemia, che sarà temporaneo, gli effetti della perdita degli apprendimenti rischiano invece di essere permanenti.

INTERVENTI A FAVORE DEI GIOVANI

Per quanto riguarda la Next Generation EU, la gran parte degli intervistati guarda con interesse alle possibilità future. Tra i possibili interventi a favore dei giovani troviamo investimenti per:

  • ingresso nel mondo del lavoro dei giovani (30%);
  • studio all’estero gratuitamente (17%);
  • università gratuita (17%);
  • materiale di scuola gratuito (12%);
  • messa in sicurezza gli edifici scolastici (12%).

Per quanto riguarda, invece, gli interventi per tutto il Paese, i giovani affermano che i finanziamenti dovrebbero essere indirizzati per:

  • mondo del lavoro (29%),
  • salute (21%),
  • contrasto della povertà (19%),
  • ambiente (12%);
  • digitale (8%);
  • contrasto della povertà educativa (7%).

Questo anno ha fortemente condizionato la vita di milioni di bambini e adolescenti e in particolare questi ultimi che hanno subito un allontanamento più lungo dalle aule scolastiche. Si sono ritrovati soli, in una condizione nuova e restrittiva a gestire scuola e relazioni a distanza e non tutti hanno resistito. I numeri ci confermano la preoccupazione profonda per il rischio di un’impennata nella dispersione scolastica: gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla DAD che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili.
È fondamentale agire subito con dei “ristori” anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all’altezza delle loro aspettative, utilizzando un fondo – Next Generation UE – che proprio alle nuove generazioni dovrebbe essere dedicato, per dare nuova linfa e impulso a combattere un orizzonte con poche prospettive, soprattutto per coloro che vivono in condizioni di difficoltà“.

Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children
L’IMPEGNO DI SAVE THE CHILDREN

Save the Children, con programmi di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, ha operato sin da subito per contrastare la povertà materiale ed educativa che ha colpito i bambini e gli adolescenti dei contesti più svantaggiati. Ha anche rimodulato le proprie attività per rispondere ai nuovi bisogni – emersi nel corso della pandemia – dei bambini e degli adolescenti e delle loro famiglie.

Da marzo a maggio, con il programma “Non da soli”, ha risposto immediatamente al lockdown con attività mirate di supporto educativo, sostegno e tutoraggio per la didattica a distanza, consegna di tablet, connessioni e sostegno materiale (buoni spesa, prodotti per la prima infanzia, distribuzione di viveri e materiali scolastici) alle famiglie in difficoltà. Intervento che ha raggiunto oltre 75 mila bambini, famiglie e docenti in tutta Italia.

L’Organizzazione ha elaborato un programma organico, “Riscriviamo il Futuro”, che si snoda da giugno 2020 a settembre 2021 per intervenire a cavallo dei due complessi anni scolastici. Il programma si concentra sul contrasto alla povertà educativa e sul supporto ai nuclei familiari più fragili dal punto di vista socio-economico (58.843 bambini e adolescenti in sei mesi).

In questo lasso di tempo sono stati, inoltre, distribuiti 1.195 dispositivi tra tablet e connessioni internet; 275 sono le scuole sostenute a vari livelli da interventi educativi e psicosociali; formazione specifica per 3.623 docenti.

“Tenendo conto delle esigenze e delle peculiarità di ciascuna scuola, è necessario utilizzare lo strumento dei “Patti educativi di comunità”, per costruire un progetto educativo coerente con un lavoro di squadra tra istituzioni, scuole, università e istituti di ricerca, organizzazioni civiche e famiglie e, naturalmente, con la partecipazione attiva degli stessi bambini, bambine e ragazzi. Bisogna salvare l’anno scolastico in corso e programmare da subito anche un’estate ricca di opportunità educative, di socialità e di gioco gratuite per tutti i bambini e i ragazzi, a partire da quelli che stanno vivendo, con il black out scolastico, anche i drammatici effetti dell’impoverimento familiare.

Per questo motivo, assieme alla rete di educAzioni, abbiamo chiesto al Governo un Piano straordinario per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che metta assieme, in modo organico, tutti gli interventi che vanno posti in essere per sostenere i minori nell’uscita dalla crisi, in campo educativo così come nel welfare, nella promozione della salute così come nella fruizione di spazi pubblici di socialità”.

Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children

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