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Diogene e la verdura

Lifestyle

DIOGENE E LA VERDURA

UN SUGGERIMENTO SEMPRE PIU’ VALIDO ED ATTUALE

Un antico aneddoto, in verità mai certificato, riporta che un giorno Platone, passeggiando come spesso faceva, accompagnato dai suoi allievi, scorse Diogene intento a lavare della lattuga ad una fontana. Platone gli si avvicinò e non senza sarcasmo gli disse: salve Diogene, se tu frequentassi la corte di Dioniso non saresti costretto a cibarti di verdura!”. Diogene, senza molto scomporsi, rimase chinato verso la fonte; si limitò soltanto a girare gli occhi verso Platone per rispondergli: “salve Platone, se tu ti cibassi di verdura non saresti costretto a frequentare la corte di Dioniso”.

Questo episodio non può non farmi riflettere sulle scelte che ogni giorno noi facciamo, quelle che incidono sulla qualità della nostra vita stratificandosi in maniera alluvionale sulla nostra essenza di uomini (o donne o altro).

Non sono moralista, né tantomeno appartengo alla corrente dei Cinici dei quali Diogene era il leader; non ritengo che la soluzione sia abitare in una botte ed uscirne, nudo in pieno giorno con una lanterna alla ricerca dell’uomo.

Ritengo invece che ancora una volta certi comportamenti, edulcorati della loro eccessività, suggeriscono di fermarsi un momento ed a riflettere su quello che realmente ci rende stabilmente sereni e gratificati per la vita che conduciamo.

Ora qualcuno replicherà: “la solita “trita solfa” contro il consumismo”!

No; il consumismo è soltanto una parte della questione; parte importante ma non essenziale.

L’essenza della questione sta invece nella lanterna di Diogene; ciascuno di noi dovrebbe usarla per leggersi dentro, per verificare di quanto sia soddisfatto di sé stesso e delle scelte che quotidianamente assume. Dovrebbe in sostanza misurare il suo effettivo grado di soddisfazione rispetto alla vita che conduce in confronto a quella che effettivamente vorrebbe. Dovrebbe quindi gradualmente tendere a quello che effettivamente gli restituisce serenità. Non è una faccenda che riguarda soltanto l’individuo; un uomo sereno contribuisce alla serenità sociale.

Certo l’epoca che viviamo rende più problematico questo percorso. Si tratta di un mondo, dove la ricerca della omologazione, restituendoci una sempre effimera felicità, intacca la nostra non replicabile specificità di individuo.

Oggi è estremamente più complicato per noi accontentarsi di “mangiare la verdura”! Siamo prigionieri accerchiati della “necessità del superfluo”. Abbiamo trasferito il superfluo nella categoria delle “cose necessarie” in una spirale dalla quale non possiamo più fuggire.

Non è quindi, lo ripeto, una questione di carattere morale; è una questione di mero interesse personale. Se siamo felici in questo modo allora non abbiamo problemi. Potremo discutere sulle scelte di qualcuno, valutarle, stigmatizzarle; ma la faccenda rimane sua. Se quel qualcuno è sereno allora la sua serenità, pur conquistata in un modo non condiviso, nasconde poche immediate controindicazioni.

C’è tuttavia un’ampia categoria di uomini che vive le proprie scelte di vita nell’inquietudine.

Si può trattare di un acquisto di impulso di un oggetto del quale scopre subito dopo di non  aver bisogno, di un posto di lavoro dove il successo pretende un costante approccio mortificatamene politico nei confronti del proprio capo e dei colleghi piuttosto che dipendere dal proprio impegno e capacità professionale, da un rapporto coniugale ormai lacerato che si tiene in piedi soltanto per immagine e convenzione sociale.

A quegli uomini Diogene insegna di “fare un passo indietro” di farsi felice per un “raggio di sole”. Così come Lui, morente aveva risposto ad Alessandro Magno che era accorso al suo capezzale d’erba chiedendogli di cosa avesse bisogno. “per favore togliti perché desidero un po’ di sole” gli aveva risposto.

Riuscire a fermarsi per scendere dalla ruota del criceto nella quale un tempo siamo volontariamente saliti, iniziare un graduale percorso di recupero del giudizio di quello che per noi è effettivamente essenziale e necessario, ci può rendere più forti e liberi.

E per questo non sarà sempre necessario cibarsi di sola verdura.

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