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Ambiente

IL BUCO DELL’OZONO

Per noi cresciuti negli anni ’90 il problema principale legato all’ambiente riguardava il famoso buco nell’ozono. Erano anni in cui non esisteva l’Agenda 2030, lo sviluppo economico non concepiva alternative allo sfruttamento di risorse, e anzi andava spesso di pari passo con esso. Oggi sappiamo bene che i danni arrecati all’ambiente dai combustibili e da molte pratiche di uso quotidiano vanno ben oltre questo buco e riguardano cambiamenti climatici, effetti serra, siccità, scioglimento di ghiacciai e quant’altro. anacronisticamente stiamo cercando di preparare i nostri figli a vivere in modi che noi stessi ci sforziamo di immaginare, sperando che i nostri sforzi diano loro la possibilità di vivere in un mondo vivibile e di riparare ad errori che, loro, non hanno in alcun modo contribuito a creare.

Ora…al buco dell’ozono chi ci pensava più? travolti dalle notizie sul clima, sulle catstrofi: sul natale più caldo di sempre in europa contro il natale più freddo di sempre in america, su fiumi che esondano, vulcani che eruttano, terremoti che piegano paesi e città, il buco dell’ozono era in un cassetto della mia memoria di bambina.

Eppure proprio dal fronte del buco dell’ozono sembrano arrivare buone notizie, e questa cosa non può passare inosservata, anzi deve essere celebrata perché tutti possano rendersi conto che “YES WE CAN”! – al netto di qualsiasi orientamento politico.

IL RAPPORTO DELL’ONU

Nel rapporto dell’ONU relativo proprio al buco dell’ozono con pubblicazione quadriennale – quello di quest’anno è il decimo da quando fu introdotto il protocollo di Montreal, nel 1987 – gli esperti hanno confermato la graduale eliminazione di quasi il 99% delle sostanze responsabili dell’assottigliarsi dello strato di ozono.

Quindi, grazie alle politiche e alle decisioni internazionali degli scorsi decenni, il buco nello strato di ozono che protegge l’atmosfera terrestre si sta riducendo a un ritmo tale che consentirà il ritorno, nel 2040, ai livelli del 1980 – anche se per le zone artiche dove l’assottigliamento riguarda un’area più vasta, si stima un ripristino di ozono accettabile, intorno al 2065.

Tanto per semplificare, i rischi più evidenti connessi con l’assottigliamento dell’ozono riguardano la penetrazione dei raggi UV con tutte le conseguenze del caso.

La scoperta del c.d. buco nello strato di ozono era stata resa nota per la prima volta da tre scienziati del British Antarctic Survey, nel 1985, perciò diciamo che per sistemare almeno parzialmente il danno ci avremo messo più o meno 55-75 anni.

GIOIRE E AGIRE

A questo punto, dati comprovati alla mano, non possiamo non gioire per una dimostrazione del fatto che è possibile risolvere i problemi ambientali prendendo le giuste decisioni e cambiando pensieri, pratiche e abitudini. Certo si tratta di progetti a medio-lungo termine e questo può parzialmente scoraggiare: cominciando ora si va a seminare per un futuro che probabilmente non si vivrà in prima persona, ma forse proprio per questo va fatto: per lasciare ai posteri un mondo vivibile e pratiche di vivibilità corrette.

“L’azione sull’ozono costituisce un precedente per l’azione sul clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che danneggiano l’ozono ci mostra cosa si puo’ e si deve fare – con urgenza – per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura”

Petteri Taalas – Segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale
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