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Lavoro

LE CARRIERE DEL FUTURO CHE ANCORA NON ESISTONO

Il mondo del lavoro negli ultimi anni è stato oggetto di profonde trasformazioni che hanno portato alla nascita di nuove carriere e alla scomparsa di altre. Era il 2017 quanto un’analisi dell’IFTF (Institute for the Future) metteva in luce come “l’85% dei posti di lavoro che esisteranno nel 2030 non è stato ancora inventato” e con l’accelerazione al digitale dovuta al periodo pandemico, questo scenario diventa giorno in giorno più tangibile.

Già negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito alla nascita di carriere “inimmaginabili” come quello dell’influencer o del podcast e questa tendenza, con la spinta al digitale e all’aumento dei processi di automazione, si farà nel prossimo futuro sempre più accentuata.

Se da un lato molte attività ripetitive e monotone attualmente svolte dall’uomo saranno affidate alle macchine dall’altro per l’uomo si apriranno nuove opportunità in ambito di progettazione, produzione e manutenzione. I nuovi posti di lavoro saranno quindi incentrati sulla collaborazione uomo-macchina portando ad una vera e propria rivoluzione nelle carriere e delle relative richieste di competenze e abilità.

Quali potrebbero essere le giuste competenze per prepararsi alle opportunità di carriere future?

Per poter cogliere le opportunità future sarà fondamentale sapersi adattare al cambiamento in atto e sviluppare, in maniera constate, sia le competenze tecniche che quelle trasversali. Adattabilità e formazione saranno le parole chiave per essere competitivi nel mondo del lavoro e saranno altrettanto fondamentali per poter sfruttare le innumerevoli possibilità che la tecnologia offre.

A svolgere un ruolo fondamentale per i professionisti del futuro saranno tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, sulla realtà virtuale e aumentata. Una ricerca pubblicata da Statista ha calcolato che, entro il 2030, il valore di mercato per queste tecnologie sarà altissimo: 1,8 trilioni di dollari per l’AI; 597,5 miliardi per la AR e 51,5 miliardi per la VR.

Della stessa idea è Gianluca Maruzzella – Co-founder & Ceo di Indigo.ai, società specializzata in sviluppo di soluzioni basate sull’IA – secondo cui sarà essenziale per i professionisti avere una “conoscenza base delle tecnologie di AI”. Un altro ruolo essenziale in questo processo sarà rivestito dalle università che avranno il compito di formare i giovani sui nuovi strumenti e per farlo sarà necessaria una collaborazione con le aziende del settore.

Professioni future

Tra le professioni future, alcune neanche troppo lontane, più plausibili ne elenchiamo alcune.

  • Conversation Designer, specializzato nella creazione di interfacce conversazionali (es. chatbot, assistenti vocali, etc.) che permetteranno, grazie all’intelligenza artificiale, la comunicazione con gli utenti. Saranno fondamentali competenze di ux design e copywriting che fondono insieme linguaggio naturale, tecnologico, psicologia nonché i principi legati alla user experience.
  • Virtual Reality Designer, si occuperà di progettare mondi virtuali, immersivi e coinvolgenti gestendo le esperienze dell’utente con oggetti e servizi.
  • Prompt Designer, figura di collegamento tra machine learning e linguaggio umano, sarà responsabile della creazione di messaggi brevi e coinvolgenti che potranno essere utilizzati in contesti diversi, come ad esempio chatbot, assistenti vocali e altre interfacce utente.
  • Artificial Intelligence Ethicist, garantirà che le tecnologie dell’IA siano utilizzate in modo sicuro, giusto e responsabile. Tra le attività ci potrebbero essere: sviluppo di linee guida etiche, valutazione dell’impatto sociale delle tecnologie dell’IA e consulenza alle aziende sulle migliori pratiche.
  • Innovation Manager, assisterà le aziende nella trasformazione digitale e, specializzandosi nel Metaverso potrà innovare i processi interni e migliorare la competitività sul mercato.
  • Data Labeling Specialist, si occuperà di “etichettare” e classificare i dati per facilitarne l’uso negli algoritmi di intelligenza artificiale.
  • Giardinieri del futuro, comunicheranno direttamente con le piante grazie all’ausilio di innovativi sistemi di traduzione tra linguaggio umano e vegetale. In quest’ottica sarebbe possibile aspettarsi anche un “allevatore del futuro” in grado di conversare con gli animali.
L’importanza delle competenze digitali

A predecidere dal settore, avere delle buone competenze digitali, sarà indispensabile per affrontare le carriere future. Ma cosa di intende con competenze digitali? La loro definizione, in parallelo con lo sviluppo tecnologico, cambia e si fa sempre più complessa. Ad oggi possiamo affermare che le competenze digitali vanno dal comune uso del computer, considerato ormai basilare, fino ad arrivare a forme più elevate come programmazione e sviluppo di software.

L’Agenzia per l’Italia Digitale, prendendo spunto dalle raccomandazioni dell’Ue in tema di alfabetizzazione digitale e apprendimento permanente, divide le competenze digitali in tre tipi:

  1. competenze digitali di base, ormai fondamentali per la vita quotidiana di tutti i cittadini;
  2. competenze specialistiche rivolte ai professionisti e futuri professionisti dei vari specifici settori;
  3. competenze di e-leadership, per saper utilizzare al meglio le tecnologie digitali e favorire l’innovazione nel settore in cui si opera.
L’Italia e il digital skill gap

Nonostante se ne conosca l’importanza, l’Italia soffre di carenza di competenze digitali, nota come “digital skill gap”, necessarie per affrontare la trasformazione tecnologica e rispondere alle richieste del mondo del lavoro.

Dai quando emerge dal Global Digital Skills Index in Italia sono l’86% le persone che dichiarano di non possedere le competenze digitali necessarie alle aziende e, l’87%, sente impreparato guardando ai prossimi 5 anni. Mancanza evidenziata anche dal rapporto del DESI (Digital Economy and Society Index) che vede l’Italia indietro nel ranking rispetto alla media europea. Un problema che impatta negativamente sulla competitività del nostro paese a livello globale.

Per ridurre il divario, oltre ad investire in programmi di formazione mirati, è importante che istituzioni e imprese si adoperino nella promozione della cultura dell’innovazione e della tecnologia per accrescere le competenze digitaliche andranno a vantaggio di tutto il sistema economico italiano.

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