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L’INNOVAZIONE È DI MODA

La moda è il secondo settore più inquinante al mondo. Anche a causa del Covid-19, ha accelerato la sua evoluzione nel campo dello sviluppo tecnologico e della sostenibilità.

Durante Digital Innovation Days, il più grande evento italiano dedicato al Marketing Digitale, al Social Media Marketing e all’innovazione a 360 gradi, si è parlato molto della moda del futuro e delle novità che l’hanno interessata in questo periodo.

LA MODA E IL NUOVO DIGITALE

Tra gli interventi che hanno analizzato le conseguenze ed il potenziale che può derivare da questa nuova pandemia riportiamo le considerazioni di Luca Ferone, Chief Marketing Officer DMR Group.
Durante il suo intervento, Ferone ha confrontato i dati delle fashion week di gennaio e giugno/luglio 2020 per sfatare alcuni luoghi comuni e suggerire possibili scenari futuri.
Riportiamo di seguito alcuni esempi.

Il digitale può aumentare la portata mediatica di un evento”. Non è corretto considerato che i dati post Covid-19 dimostrano che nel campo della moda abbiamo registrato un -65,2% di Earned Media Value generato su Web e Social.

Le sfilate virtuali sono un contenuto perfetto per i social media”. Il -78,4% di Earned Media Value generato su Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e Weibo ci dimostra che purtroppo non è così.

I dati per realizzare questo grafico sono estratti dalla presentazione di Luca Ferone al Digital Innovation Days.

Celebrity e influencer sono i nuovi media”. Assistiamo ad un -96,8% di Earned Media Value generato da Celebrity e Influencer sui Social Media.

I dati per realizzare questo grafico sono estratti dalla presentazione di Luca Ferone al Digital Innovation Days.

I dati raccolti dimostrano che la moda dovrà aprirsi a nuovi cambiamenti per affrontare i futuri scenari e le nuove sfide a cui è chiamata.
Sembra corretto ipotizzare che in questa evoluzione dovremmo ricordare le parole di Carlo Capasa, Presidente della CNMI.

“Non si tornerà indietro. Fashion week mai più senza digitale”

LA MODA E LA SOSTENIBILITÀ

La sostenibilità è la linea guida dell’operato di Francesca Romana Rinaldi, Docente dell’Università Bocconi, autrice di “Fashion Industry 2030” e consulente UNECE.
Nel 2020 si è assistito ad un crollo delle vendite del settore moda, molto complesso perchè caratterizzato da singolari dinamiche di filiera e da nuove priorità di mercato.

La docente ha iniziato il suo intervento parlando del disastro del Rana Plaza a Dacca poichè questo rappresenta un “buco nero” nella storia della moda.
In quell’occasione nasce una nuova presa di coscienza sulle responsabilità del settore moda e l’esigenza di creare un futuro più sostenibile.

La situazione che viviamo a causa del Covid-19 è un disastro di pari portata per la moda. Attraverso i giusti interventi, possiamo trasformare questa situazione nell’acceleratore verso il cambiamento per raggiungere i 17 Goals dell’Agenda 2030.

Il raggiungimento degli SDGs richiede un approccio multi-stakeholder, integrando etica ed estetica all’interno della filiera.

Grafico rielaborato dalla presentazione della Prof. Francesca Romana Rinaldi al Digital Innovation Days.

Oggi una serie di elementi rendono necessaria una moderna forma di rivoluzione del comparto moda come:

  • i tanti problemi sociali;
  • l’ambiente sempre più “affaticato” da alcuni nostri comportamenti;
  • i consumatori che acquistano sempre più e usano sempre meno;
  • gli stock dei magazzini in continua crescita.

Secondo Francesca Romana Rinaldi, i principali driver di cambiamento del
settore moda verso il 2030 passano attraverso queste parole chiave: trasparenza, tracciabilità di filiera, circolarità e consumo collaborativo.

In questo scenario, il consumatore ha un ruolo chiave in quanto può allungare la durata dei capi, può contribuire a dargli una “seconda vita”. Occorrerà passare dal modello “take-make-waste” a quello “take-make-remake”.

Tra le considerazioni più interessanti citate durante l’incontro riportiamo:

  • le catene del valore saranno sia tracciabili che trasparenti;
  • il consumatore in un modello “take-make-remake” genererà vantaggio competitivo;
  • si renderanno necessarie importanti raccolte e analisi dei dati così da supportare la creatività con innovative tecnologie;
  • le aziende della moda dovranno garantire al consumatore sempre più centralità, coinvolgimento e inclusività;
  • assisteremo ad un passaggio graduale dal prodotto al servizio;
  • i profitti derivanti da questi meccanismi virtuosi non danneggiano l’ambiente né la società.
LA MODA DEL DOMANI

La moda del futuro potrebbe essere una grande opportunità non solo per l’ambiente e per noi tutti ma anche per l’intera economia.

Questo settore guarda con attenzione alle esigenze dei consumatori e le aziende nel futuro dovranno lavorare tenendo sempre in considerazione gli impatti ambientali e i diritti di tutti gli attori coinvolti nella filiera.

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