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OPERA D'ARTE

Storie

LO STRANO DESTINO DELL’OPERA D’ARTE

È di qualche giorno fa la notizia della riscoperta di una statua in marmo del nostro Antonio Canova raffigurante la “Maddalena giacente”. Quest’opera d’arte, a suo tempo acquistata per circa 6.000,00 euro in un’asta per arredi da giardino, sarà presto proposta in una prossima asta di Christie’s con una previsione di aggiudicazione di poco meno di 10 milioni di euro.

Sembra una storia eccezionale ma non lo è. Potrei citarne numerose altre dalle quali emerge che in tutte è presente un unico filo conduttore, la comune particolare sensibilità degli scopritori. Tale qualità spesso prescinde dalla loro cultura e dalla loro competenza nel mondo dell’arte. Questo conferma che l’arte, pur essendo fatta di tecnica e di abilità manuale, trova il suo vero fondamento nella “emozione”. È questa emozione che spesso rende eguale di fronte ad un’opera d’arte l’uomo semplice, a volte incolto, al grande critico d’arte. Probabilmente i due coniugi inglesi che nel 2002 avevano acquistato la “Maddalena giacente” erano stati attratti dall’opera senza intuirne pienamente la sua qualità eccezionale; altrimenti non l’avrebbero collocata all’aperto nel loro giardino. La scelta, quindi, era stata del tutto emozionale.

E che dire dell’operaio della Fiat che comprò ad una Asta degli Oggetti Smarriti delle Ferrovie dello Stato due quadri (rivelatisi poi un Bonnard ed un Gauguin) per 45.000, lire. Vi sembra probabilmente una cifra modesta ma per quell’operaio costituiva al meno un terzo del suo salario mensile.
E allora che cosa ha spinto, che cosa ha suggerito a quest’uomo di acquistare questi due quadri? Certamente l’emozione che gli hanno procurato! Lui li compra e subito li appende in cucina e se li gode ogni giorno. Non c’è stato un Federico Zeri che lo ha aiutato con la lettura del suo “dietro l’immagine”. Non ha quindi assorbito i suggerimenti circa il modo migliore per analizzare un’opera d’arte per valutarne la qualità tecnica, per comprenderne anche i più nascosti simbolismi. Gli sono piaciuti e basta. Non ha potuto resistere all’acquisto! Chi sa cosa la moglie gli avrà detto quando li ha portati a casa, confessandole che aveva spesso una gran parte del suo salario! Soltanto dopo tanto tempo, quando ormai in pensione il nostro acquirente se ne era tornato nella sua Sicilia, il figlio studente in architettura comparando i quadri con un suo libro d’arte intuì che c’era qualcosa di superiore in quelle due tele.

E che dire di quel signore francese che alcuni anni fa in un mercatino di Arles acquistò un pacco di disegni confusi tra vecchie stampe di scarso appeal, attratto dalla particolarità del tratto e dagli accesi colori pur appena accennati. Anche in quel caso si scoprì che l’acquirente non era un addetto ai lavori, non era un esperto ma semplicemente una persona dotata sicuramente di una particolare sensibilità.

Ma l’Arte oltre che “emozione” è anche e soprattutto “Mercato”. Quante opere, casualmente riemerse dall’oblio, sono state motivo di conflitto tra esperti, storici dell’arte e case d’asta!

E alla fine non appare improbabile che l’attribuzione all’artista o il suo rifiuto possa dipendere dalla potenza commerciale e professionale dei contendenti. È quello che è accaduto con la statua di Canova; e non solo. Un altro esempio è quello di un quaderno colmo di disegni attribuiti – ancora una volta – a Van Gogh. Fu ritrovato in una scatola che, a quanto si racconta, il medico dell’artista aveva consegnato al gestore di una locanda di Arles ove l’olandese usava sostare ed anche disegnare. Dopo tanto tempo, la scatola è riemersa e con lei il quaderno dei disegni. E si è subito scatenata la polemica tra gli esperti circa la loro autenticità.

Ma questi aspetti “mercenari” non tolgono nulla al fascino della notizia del ritrovamento di nuovi, veri o presunti capolavori. Essi sono invece la conferma di quanto l’arte – oltre la oggettiva universalità dei suoi capolavori – sia una questione soggettiva, una espressione del tutto personale dell’artista e di colui che la osserva, ne gode o la critica. In questo senso l’Arte diventa patrimonio di tutti e non di una élite sofisticata; è uno strumento di democrazia che comunque non significa “mera omologazione” ma “vera libertà” per ciascuno di noi di percepire emozioni diverse anche per intensità.

La migliore educazione all’Arte dei giovani dovrebbe tener conto di queste considerazioni affinché Essa sappia assolvere pienamente al suo vero ruolo, quello culturale e sociale di facilitatore della emersione in ciascuno di essi della capacità di interpretare e godere di un’opera in modo pieno e personale. Un’altra occasione quindi per esprimere la propria libertà di pensiero!

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