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QUESTIONI DI ETICHETTA

La Camera ha rifiutato con decisione la NutriScore, la tanto discussa etichetta “a semaforo” oggetto di attenzione da parte di tutta la Commissione Europea.

Il presidente della Copagri, Franco Verrascina, ha espresso apprezzamento per la risoluzione:

“Apprezziamo le dichiarazioni del Ministro dell’Agricoltura che, in continuità con l’orientamento perseguito dal precedente esecutivo, ha chiarito alla Camera il fermo e deciso rifiuto del Governo nei confronti della cosiddetta etichetta a semaforo, o NutriScore, e di tutti quei modelli di etichettatura che distorcono l’informazione ai consumatori, assicurando che già da lunedì in sede di Consiglio UE riprenderà la battaglia per difendere l’agroalimentare del nostro Paese”.

LA QUESTIONE

Una recente discussione ha colpito le etichette NutriScore (o etichetta “a semaforo”) e NutrInform (o etichetta “a batteria”). Una decisione non semplice che impatterà sull’economia dell’export italiano e sulla salute dei consumatori.

Il centro della questione riguarda due differenti modi di considerare gli alimenti e il loro apporto nutrizionale. L’obiettivo, comune a tutta la Commissione Europea, è realizzare un nuovo sistema di etichettatura nutrizionale, obbligatorio ed europeo, da adottare entro la fine del 2022.

L’iniziativa, nata nell’ambito della “Farm to Fork Strategy”, vuole creare un sistema alimentare più sano e sostenibile, così da combattere le patologie legate ad alcune scorrette abitudini alimentari.

NUTRISCORE

La NutriScore è stata la prima etichetta presentata, creata su iniziativa francese e subito adottata a cascata da Belgio e Germania.
Questa è composta da un semaforo con 5 gradazioni, dal verde al rosso, ed una dicitura alfabetica dalla A alla E. Ogni alimento viene classificato in base ai livelli di zuccheri, grassi e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto.
Secondo questo sistema di catalogazione, i cibi più vicini al verde dovrebbero risultare più salutari rispetto a quelli più vicini al rosso.

Il nostro Paese è contrario all’etichettatura NutriScore in quanto potrebbe penalizzare i prodotti del Made in Italy e la dieta mediterranea.

NUTRINFORM

L’etichetta proposta in alternativa dall’Italia è la NutrInform Battery, che valuta non i cibi singolarmente ma, bensì, la loro incidenza all’interno di una dieta complessiva.
In questo caso non c’è un semaforo ma una batteria, in cui si indica l’incidenza di quell’alimento all’interno della dieta.

L’etichetta indica i valori relativi ad una singola porzione di alimento consumata. Vengono indicate le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalle singole porzioni rispetto alla quantità giornaliera raccomandata.

NutrInform Battery è un progetto complesso, nato grazie alla collaborazione di molti soggetti come la filiera agroalimentare, nutrizionisti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio per la Ricerca Economica Alimentare e i ministeri delle Politiche agricole, della Salute e dello Sviluppo economico.

La proposta italiana ha ricevuto l’appoggio di molti Paesi tra cui Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania.

Secondo le stime di Coldiretti e Federalimentare, adottare l’etichetta Nutri-Score potrebbe pesare sul 50% dell’export, anche se i prodotti DOP, IGP e STG sono esclusi da questa etichettatura.

LA SCELTA PER I CONSUMATORI

NutrInform non classifica un cibo come nocivo in assoluto, ritendendo che non esistono cibi buoni o cattivi. L’etichetta specifica la giusta quantità da assumere, giornalmente, sulla base della posizione che quel cibo può occupare all’interno di una dieta, più o meno equilibrata.

I simboli permetteranno ai cittadini di capire la quantità di calorie e di nutrienti di un cibo per poter scegliere, autonomamente, quanto prodotto assumere nell’ottica di una dieta varia ed equilibrata.

L’etichetta NutrInform ha ricevuto anche molte critiche in merito alla scarsa comprensibilità in riferimento al concetto troppo generico di “porzione” e all’immagine usata, definita ingannevole, poiché normalmente una batteria “più è carica, meglio è”.

La strada è in salita ma i lavori continuano per trovare la giusta soluzione, in grado di salvaguardare i consumatori senza generare pericolose confusioni che potrebbero danneggiare alcune nostre eccellenze agroalimentari nazionali.

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