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RITORNO DALLE VACANZE, UN’OCCASIONE DI CAMBIAMENTO

Il tema delle vacanze, splendidamente proposto nell’articolo pubblicato da noi qualche giorno fa – che suggerisco di leggere a chi ancora non lo avesse fatto – mi ha stimolato a parlare del suo seguito, cioè dell’ineluttabile ritorno alla nostra realtà di ogni giorno, al lavoro, alla scuola, alle faccende domestiche, alle scansioni di ogni giornata che, pur a volte frenetiche, raramente ci regalano felicità ed entusiasmo. 

Su questo tema hanno scritto e dibattuto schiere di saggi, sociologhi e psicoterapeuti. I quotidiani, più spesso i settimanali dedicati alle lettrici, pubblicano articoli, interviste, sondaggi sulla particolare sindrome del ritorno alla vita “normale”, in particolare al ritorno in ufficio. Su questo tema anche io, temerariamente, vorrei quindi dire la mia opinione. 

In estrema sintesi lo stress del ritorno al lavoro soltanto in parte dipende dalla perdita di quella sensazione di libertà dagli schemi, dagli orari, dalle responsabilità. E neanche possiamo imputare il nostro malessere all’improvvido confronto tra Vacanza e Lavoro. Quasi certamente lo stress era con noi anche prima delle vacanze e ora ci si ripropone amplificato dall’impatto con una vita che, già prima, non ci dava serenità e che ora ci si ripropone restituendoci le medesime, piccole o grandi, frustrazioni. 

Dopo la pausa vacanziera, ci si aspetta di ritrovare il nostro lavoro tale e quale a come lo avevamo lasciato: se non ci gratificava prima, preferiamo non illuderci che qualcosa sia magicamente cambiato. L’unica cosa che ci viene spesso in mente è che per cambiare qualcosa bisognerebbe cambiare lavoro o cambiare azienda o altre cose drasticamente simili. Con questi presupposti ci precludiamo spesso di poter apportare noi stessi qualche cambiamento, magari attraverso un nuovo atteggiamento, un nuovo stimolo, una nuova visione. Accade infatti che davanti al brivido dell’ignoto e del nuovo (nuova azienda, nuovo lavoro etc.) ci si ponga con l’atteggiamento di chi ha davanti infinite possibilità, mentre davanti al concreto “solito” non gli si lascino chances di miglioramento, come se questo potesse dipendere solo da fattori esterni dei quali non si dispone il controllo.

In questi ultimi anni, poi, non possiamo trascurare il peso delle conseguenze fisiche e psicologiche derivate dalla pandemia prima e dalla guerra ora: il distanziamento sociale che ci ha allontanato dalla dimensione comunitaria dei “colleghi”, la perdita delle sicurezze relativa alla propria stanza/postazione fisica in ufficio, ai propri vicini di scrivania, al caffè con i colleghi con cui scherzare ironizzare e anche lamentarsi, ci ha portato spesso a rifugiarci nella dimensione casalinga e familiare.

La verità è che siamo tutti: aziende, manager e lavoratori, ancora in piena riorganizzazione degli schemi mentali e operativi a tutti i livelli: si stanno stabilendo strategie di lavoro ibride, con rientri più o meno parziali, funzioni e tecnologie nuove etc. e tutto questo diminuisce la sensazione di sicurezza su tanti aspetti, persino sulle cose di cui lamentarsi. Forse è proprio questo che invece più difficile il rientro, ed è anche questo che rappresenta un’ottima occasione di rivedere i propri schemi mentali, liberarsi della “pigrizia mentale”, scoprire nuovi aspetti nelle vecchie cose.

Il lavoro è certamente impegno, fatica; bisogna quindi prenderlo con serietà ma il vero segreto sta nel sapervi aggiungere un pizzico di dovuta leggerezza; deve essere anche un gioco, un diversivo, inteso come voglia di darsi delle sfide personali, magari – ove possibile – di coinvolgersi negli obbiettivi aziendali, di vivere con calore un rapporto collaborativo con i propri colleghi e capi; insomma, un “alleggerire” la nostra fatica. Inoltre nel lavoro si dovrebbe avere curiosità, voglia di sapere, di “rubare” competenze a capi e colleghi, voglia di migliorarsi, di cambiare e di superare ogni giorno i propri confini.

Potrebbe essere estremamente utile andare a ripescare “il bambino che è in noi” per poter ancora cogliere sia la meraviglia verso le cose nuove sia la gioia di ritrovare le vecchie e guardarle con occhi diversi. Vi ricordate quella sensazione di ritorno a casa dalle vacanze? Quando ritrovare i propri giochi e la propria casa riusciva a spazzare via in un attimo la malinconia di aver salutato gli amici delle vacanze e lo stesso ritorno a scuola dai propri compagni riusciva a farci anche solo immaginare nuove possibili avventure?

Sarebbe bello – e lo auguriamo a tutti – poter cogliere l’occasione di questo Capodanno lavorativo per scoprire qualità sopite e possibilità nuove, nascoste nei nostri percorsi abituali o nelle pieghe dei nostri risentimenti, e vivere la sensazione di avere finalmente nelle nostre mani il nostro destino di serenità riconoscendo un po’ più noi stessi e magari anche riconoscendoci un po’ di più nel nostro lavoro o nella nostra azienda. 

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