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SICUREZZA COL CASCO

La pandemia con i lockdown e la conseguente diffidenza verso l’utilizzo dei mezzi pubblici comuni; i molti incentivi statali; la crescita delle piste ciclabili, hanno fatto sì che la bicicletta nel 2020 sia tornata centrale nella nostra quotidianità.
Accanto alla buona vecchia bici, sempre più spesso dotata di sistemi di “pedalata assistita”, si sono aggiunti i monopattini, anch’essi per lo più elettrici. Noi che abbiamo il pallino della sicurezza, non possiamo non cogliere l’occasione per parlarne.

Inutile dire che l’aumento dell’utilizzo delle biciclette e dei monopattini, soprattutto all’interno dei traffici metropolitani, modificheranno, e stanno già modificando, notevolmente le statistiche su eventuali incidenti e la relativa sinistrosità, tanto che si sta valutando l’istituzione di coperture obbligatorie per responsabilità a vari livelli. Questa eventualità è stata affrontata soprattutto per la questione dei monopattini elettrici, disponibili tramite app e servizi di sharing, il cui utilizzo, attualmente, non richiede alcuna pratica né corso né patentino.

QUESTIONI DI SICUREZZA

I temi della sicurezza, purtroppo, vengono spesso posti ed analizzati ex-post, davanti a evidenze di incidenti spesso fatali e condizioni avverse già accadute. Ma gli utenti di oggi sono e devono essere sempre più consapevoli ed informati, perciò abbiamo colto l’occasione di questa settimana in cui si è festeggiata la giornata mondiale della bicicletta per parlare di sicurezza.

In attesa che le regole facciano la loro comparsa, la prevenzione resta in capo a noi utenti. …E “in capo” è proprio azzeccato, dal momento che la prima forma di sicurezza che possiamo avere è quella fornita dal casco.

L’INCIDENTE DI MOHORIC E L’IMPORTANZA DEL CASCO

Recentemente, nel corso della nona tappa del Giro d’Italia, Matej Mohoric della Bahrain Victorious ha avuto un impressionante incidente: un volo di 180° in cui è atterrato di testa. La cosa incredibile è stato che ne sia uscito illeso e parte del merito di questa specie di miracolo è stato del casco. Il casco in questione è prodotto a Treviso dalla Rudi Project. Il modello è SPECTRUM. Molti giornali hanno raccontato di questo casco nei giorni successivi all’incidente, e abbiamo deciso di utilizzarlo come esempio per aprire qualche spazio di riflessione e considerazione, perché la scelta dei dispositivi di protezione sia guidata dalla giusta consapevolezza e non dalla moda o dalla mera economicità di prodotti che spesso vengono ritenuti “secondari” o superflui.

Questo, come tutti i caschi usati dai ciclisti è un casco in commercio e acquistabile da chiunque. La costruzione del casco combina polistirene espanso (EPS), materiale in grado di disperdere la forza causata da un impatto, e le calotte esterne in policarbonato.

NORMATIVE E TEST

Moltissimi i test da superare perché un casco sia conforme allo standard comunitario EN 1078. La Normativa Europea prevede prove di impatti a varie velocità da diverse altezze ed angolazioni su battenti in acciaio con superfici piatte o curve per simulare il maggior numero di tipologie di incidenti. Inoltre si procede con le verifiche del sistema anti-scalzamento e dei cinghioli laterali che devono resistere correttamente ai diversi tipi di impatto. Infine,  si procede anche a testarlo nelle condizioni più svariate affinché sia sempre sicuro (con il casco surriscaldato o raffreddato o bagnato etc).

Per noi la sicurezza di chi va in bicicletta è fondamentale, anche per un senso di responsabilità. -….- Quando studiamo un nuovo modello di casco, ci voglio dai due ai tre anni di lavorazione per arrivare alla versione definitiva. Anche perché lavoriamo con tutto il mondo, dalla Cina all’Europa e all’America e tante volte ci sono regole differenti di produzione, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: salvare la testa e la vita a chi va in bici. Dietro al design ci sono anni di studio. Perché un casco deve compiere numerose funzioni: oltre a quella primaria di proteggere chi si muove su due ruote, deve avere anche leggerezza, vestibilità, ventilazione, ovvero aerare la testa, comodità e anche essere aerodinamico e performante”.

Cristiano Barbazza – Rudi Project
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