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IL FUTURO A ZERO EMISSIONI

Il Parlamento europeo ha approvato definitivamente i nuovi vincolanti obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2. Questa normativa prevede che le auto e i veicoli commerciali leggeri di nuova produzione saranno a zero emissioni a partire dal 2035.

LE NOVITÀ INTRODOTTE

Le altre misure chiave raccolte all’interno della normativa sono:

  • Entro il 2025, la Commissione presenterà una nuova metodologia per la valutazione dei dati riguardanti le emissioni di CO2 prodotte dalle auto durante tutto il loro ciclo di vita.
  • Entro dicembre 2026, la Commissione dovrà monitorare il divario esistente tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia. In aggiunta, verrà presentata una metodologia utile all’adeguamento delle emissioni in modo specifico per i singoli costruttori.
  • La normativa prevede un’esenzione totale per coloro che producono meno di 1.000 nuovi veicoli ogni anno.
  • I costruttori che annualmente producono da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni potranno usufruire di una deroga.
  • Il meccanismo di incentivazione per i veicoli a zero e a basse emissioni verrà adattato per rispondere meglio alle nuove previsioni delle vendite.
  • Dalla fine del 2025, ogni due anni, la Commissione pubblicherà una relazione con cui valutare i progressi fatti per la realizzazione della mobilità del futuro a zero emissioni.

Una normativa adeguata, relativamente ai veicoli a zero emissioni è fondamentale per raggiungere l’ambìta neutralità climatica entro il 2050, e le linee guida condizioneranno l’industria automobilistica a 360°, pertanto, se da un lato incentiveranno nuovi progetti e nuovi investimenti, dall’altro modificheranno radicalmente la forza lavoro (in termini di nuove specializzazioni, nuove skill, numero di impiegati etc).

Che serva una “Rivoluzione” per cambiare le abitudini è ormai chiaro a tutti da decenni, le difficoltà legate al processo di cambiamento radicale, però, sono concrete e andranno risolte in modo puntale e tempestivo, il che richiede un lavoro sinergico da parte di tutti gli attori coinvolti in modo tale da superare le numerose problematiche.

ALCUNE CRITICITÀ

Con queste nuove indicazioni, a partire dal 2035, anche le auto ibride non potranno più essere vendute in quanto le uniche vetture immatricolabili saranno esclusivamente quelle a zero emissioni. In aggiunta, attualmente l’Italia è l’ultima in Europa per numero di immatricolazioni di auto “elettriche pure” rispetto alla popolazione.

Gli italiani non sembrano molto affascinati da questo prodotto, infatti, nonostante lo stanziamento dei nuovi fondi statali per l’Ecobonus, rispetto ai 150 milioni di incentivi destinati alle altre tipologie di veicoli che si sono volatilizzati in pochissimo tempo, quelli per le auto ibride plug-in e elettriche sono rimasti quasi inutilizzati. Sicuramente ciò dipende da molti fattori:

  • prezzi molto più alti di questi mezzi rispetto alle alternative.
  • autonomia, collegata anche all’insufficienza di punti di ricarica, almeno per quanto riguarda la loro distribuzione territoriale, che risulta assolutamente disomogenea.

In questo scenario, l’auto elettrica può essere solo la seconda o terza scelta di chi può acquistarla e metterla in carica in un proprio garage, e di chi non le utilizza comunque per lunghi spostamenti.

IL NODO DELLA PRODUZIONE

Un’altra implicazione significativa di questa decisione europea riguarda la produzione delle auto elettriche. Questa al momento necessita di meno componenti e meno lavoro rispetto alle auto tradizionali. La nuova normativa, quindi, avrebbe una pesante ricaduta sul settore della componentistica che in Italia ricopre un ruolo di primo piano.

Al momento non sono state considerate le alternative proposte da alcuni paesi (tra cui l’Italia) rispetto all’auto elettrica. Ad esempio, si potrebbe pensare di raggiungere il medesimo risultato delle zero emissioni attraverso l’impiego di carburanti sintetici in grado di azzerare i gas serra prodotti da questo settore senza la totale distruzione delle auto a combustione interna.

QUALCHE RIFLESSIONE

Oltre alle precedenti riflessioni specifiche, guardando al passato in un’ottica futura, potremmo dire l’automobile abbia concluso il suo primo Ciclo di vita e stia entrando in un ipotetico secondo ciclo: è passata dall’essere un bene di extra lusso riservato a pochissimi facoltosi che se la potevano permettere ad essere un bene via via sempre più alla portata di tutti, tanto da riuscire a possederne più di una per nucleo familiare (anche grazie ad incentivi, leasing, noleggi a lungo termine, rateizzazioni e contratti innovativi).

Adesso con le nuove caratteristiche ecosostenibili che dovrà assumere tornerà molto probabilmente ad essere un bene di lusso, soprattutto dati i costi ingenti delle nuove tecnologie e delle relative manutenzioni. Lo scenario potrebbe vedere un’impennata del mercato delle auto usate, che comunque essendo già state immatricolate potranno, ovviamente, continuare a circolare mantenendo una linea di mercato anche per il settore dei “ricambi”.

Altri spunti di pensiero riguardano la scelta univoca dell’elettricità come alternativa alla “combustione” che, soprattutto in questo periodo caratterizzato da scarsità e rincari energetici, non riesce a convincere fino in fondo; e la questione del trattamento, del recupero e della dismissione delle batterie.

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