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LEGALTECH, LA SITUAZIONE ITALIANA ED IL SUO POSSIBILE SVILUPPO

La tecnologia ha cambiato drasticamente molti settori: assicurativo, finanziario e commerciale sono solo alcuni che hanno visto e continuano a vedere l’innovazione entrare sempre nella loro struttura cambiandola profondamente. Anche per quanto riguarda il settore legale il cambiamento sta bussando alla porta. La richiesta delle legaltech aumenta ogni anno di più annoverando nelle sue fila operatori sempre nuovi. Ma qual è la situazione italiana?

Innanzitutto, cosa si intende per Legaltech? Precisando che non esiste una definizione univoca del termine, con legaltech, o Legal Technology, si intende quando gli addetti del settore (studi o team legali) affidano alla tecnologia la gestione ed i flussi di lavoro al fine di migliorarlo ed ottimizzarlo.

LEGALTECH: IL PANORAMA ITALIANO

Il nostro Paese, con i suoi 240.000 avvocati, ha la media più alta in tutta Europa anche se, solo una piccola percentuale, genera profitti significativi. Inoltre, si tende a svolgere la professione con modalità “tradizionali”, ad esempio, la poca presenza di studi professionali associati.

Dai dati emersi dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale – tralasciando i grandi studi legali – il numero di investimenti legati all’innovazione è molto più basso rispetto alle altre professioni.
Inoltre, molti hanno dichiarato di voler diminuire ulteriormente gli investimenti in soluzioni legaltech, scelta che va in netto contrasto con la transizione digitale che sta avviando l’Italia.

LE AREE DI INTERESSE

I servizi maggiormente influenzati dall’ausilio della tecnologia sono quelli riguardanti: protezione dei dati, assistenza alla compliance aziendale, protezione della proprietà intellettuale, gestione dei documenti contrattuali. Questi vanno a differenziarsi ulteriormente se legati al lavoro dei professionisti o se devono essere applicati alle necessità di aziende o ancora alle esigenze dei privati.

Ad esempio, le aziende sono più interessate ad automatizzare la parte contabile o di archiviazione e stesura di documenti con valore legale e la verifica della compliance rispetto alle normative vigenti. Il professionista punta sul velocizzare il lavoro rendendo automatiche le “attività seriali” presenti negli studi legali.
I cittadini, infine, prediligono servizi che semplifichino la comprensione del complesso quadro normativo.

Appare evidente che lo sviluppo tecnologico può facilitare di non poco il lavoro degli attori che operano nel settore legale ma è altrettanto chiaro che riorganizzare completamente uno studio legale e tutte le sue attività non è affatto facile.
In un settore come quello giuridico, dove la componente umana è di vitale importanza, le giuste soluzioni legaltech possono dare un apporto innovativo e a servizio dei professionisti senza far venir meno la loro figura.

IL COMMENTO DELLA NOSTRA ACTIVE LAW

Il panorama giuridico attuale e la pandemia hanno aperto una sfida singolare che alcuni hanno definito “Phygital”. Questo termine nasce dalla crasi tra “physical” e “digital” e indica una nuova modalità di approccio che riesca appunto a creare una sintesi tra l’esperienza diretta/reale, che preveda un contatto, e quella digitale/virtuale.

Di base l’utente, seppure digitalizzato, desidera vivere emozioni come se stesse portando a termine una operazione con un interlocutore/professionista fisico. Lo scopo sarebbe quello di replicare, anche attraverso lo strumento digitale, una esperienza che possa riproporre le dinamiche di un rapporto “umano” con il cliente nel sistema digitale.

Anche nel settore dei servizi si impone l’esigenza di ricercare un punto di equilibrio tra interazione “fisica” e “digitale”. Non sempre il rapporto digitale riesce a sostituirsi completamente a quello fisico e al centro occorre mettere sempre l’utente con le sue necessità, senza perdere di vista le capacità personali dei professionisti coinvolti. L’interazione tra “fisico” e “digitale” può offrire grandi opportunità, ad esempio, per le imprese attive nel Fintech e nell’Insurtech su prodotti e servizi di massa.

Nei servizi “taylor made”, connotati da una forte componente intellettuale, la sfida è però meno scontata oltre che rivoluzionaria. In ambito legale ciò vale soprattutto per le realtà degli studi c.d. “tradizionali” che hanno poca dimestichezza con la tecnologia e che sono meno inclini a sviluppare nuovi flussi di lavori “seriali”.

Il cambiamento è culturale prima che tecnico e le opportunità ad esso sottese possono essere esponenziali per coloro che riusciranno a convertirsi alla tecnologia e ad individuare il giusto equilibrio tra automatismi e dimensione intellettuale.

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