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Cultura

SE TI DICO ANNA DI PAOLA

Anna Di Paola è una artista giovane, di grande sensibilità e bravura, molto attiva sulla scena romana degli ultimi anni. Una sua opera dal titolo Se ti dico Trastevere … è presente in questi giorni nella collettiva di fotografia “Labirinti in Trastevere” nel Museo di Roma in Trastevere (16 novembre 2021- 6 maggio 2022, Labirinti InTrastevere | Museo di Roma in Trastevere).

L’autrice partecipa anche a “The Walkaround Gallery”: un allestimento che accoglie più di 180 opere di 12 diversi artisti, lungo un percorso espositivo all’aperto di quasi 400 metri (EUR, Viale Giorgio Ribotta 21, https://www.instagram.com/_eurban_/?utm_medium=copy_link ).

Due mostre che, senza esitazioni, vi invito presto a visitare.

L’ARTISTA

Molisana di nascita, Anna Di Paola ha studiato fotografia e design a Roma (RUFA) ed ha nel suo curriculum importanti collaborazioni, riconoscimenti e premi. Nell’autunno 2020, l’artista ha presentato il suo lavoro presso la importante galleria di Maja Titonel con una personale di notevole impianto intitolata “Misero Blu”(Maja Arte Contemporanea, Roma via di Monserrato 30). Il catalogo, ancora disponibile online, presenta opere di profonda suggestione, anche per una dimensione assoluta legata al colore blu: scelta radicale, quella del colore, che l’artista assume come cifra espressiva a partire dalla pratica esclusiva della stampa in cianotipia (MAJA- Personale, Anna Di Paola, MISERO BLU,1Ottobre—14Novembre 2020; http://www.majartecontemporanea.com/artists/anna-di-paola/).

Il lavoro di Anna di Paola è diretto messaggero di un rigore formale e di una disciplina interiore che l’artista declina con innato talento. Ella stessa ci invita a riconoscere la matrice artigianale e, insieme, la personale reinvenzione di un processo creativo che ha elaborato anche attraverso una riflessione, non meno peculiare, sulla ‘riproducibilità’ dell’opera d’arte.

LA CIANOTIPIA

Qualche parola in più conviene spenderla sulla cianotipia (o cianografia) ma senza alcuna intenzione didascalica.

Come noto questa tecnica artistica si lega alla fotografia nella sua accezione originaria, fin dal primo Ottocento: le immagini si fissano sulla carta con la procedura della stampa del negativo a contatto, quindi con la esposizione alla luce, tale da determinare per processo chimico una esclusiva colorazione blu. Gli effetti sono non sempre prevedibili né standardizzati, né omogenei. Nella conservazione di queste stampe occorre poi grande cautela, perché una persistente fotosensibilità, se unita a cattive condizioni di esposizione, potrebbe nel corso del tempo attenuare, se non vanificare, ogni figurazione data come definitiva.

Nelle opere di Anna Di Paola si esprime magnificamente questa aleatorietà del risultato. L’immagine, che subito percepiamo come ben delimitata ma anche evanescente, appare dunque dotata di propria, mutevole, e anche precaria esistenza.

Per i limiti dati dal colore, la cianotipia (o cianografia), che fu inizialmente impiegata da molti artisti in via sperimentale, è stata poi trascurata ovvero impiegata per stampe di carattere utilitario che richiedono grandi formati a basso costo (ad esempio per bozzetti e progetti di studio di ingegneri e architetti). Si tratta comunque di una pratica nobile e antica. Se ne conosce l’applicazione nelle prime immagini fotografiche, con risultati importanti ma tecnicamente molto diversi e, da ultimo, si assiste alla sua re-invenzione, soprattutto nelle proposte di giovani artisti. La nitidezza e la leggibilità delle figure e delle scene complesse è assicurata con differenti gradazioni e intensità di colore e dipende, almeno in parte, dall’abilità dell’autore calibrarne il risultato finale.

CHIAVI ESPRESSIVE

A partire da queste premesse oggettive, Anna Di Paola ha declinato la sua ricerca abilmente in un contesto di artigianalità che la lega alla sua terra di origine, il Molise, scegliendo di stampare in grandi spazi all’aperto, in campagna, quindi giovandosi della luce naturale del sole, con tutti i rischi e le variabili che comporta la instabilità delle condizioni atmosferiche nell’azione di fissaggio dell’immagine.

L’artista sembra quasi volerci dire che dove l’aria è più limpida, la sua creazione sembra respirare libera. Ma non è questa la sola chiave espressiva.

Anna Di Paola si orienta infatti coscientemente verso questi risultati maturando, per consuetudine di studio e di colloquio con artisti vicini e lontani, una originale e intensa rilettura dell’opera di Picasso del Periodo blu: nasce forse anche da questo la sua scelta di lavorare con un solo colore, che è frutto di una ricerca intima e di affermazione, molto prima che ricerca sperimentale, negando quindi ogni schematico esercizio formale e di stile nell’assunzione di una tecnica desueta.

SE TI DICO TRASTEVERE

Nel caso dell’opera Se ti dico Trastevere … all’immagine fotografica si lega poi la parola scritta, come eredità nobile della calligrafia, ma qui piuttosto nella resa di un graffito che agisce come signum, secondo una procedura che si incardina nel contemporaneo: firma esistenziale e presenza autentica di ciascuno degli abitanti o dei passanti o dei turisti di Trastevere che Anna di Paola ha incontrato e ha intervistato lungo un intero anno, percorrendo le vie del rione con la sua reflex al collo, per molti giorni, in diverso orario.

Ogni antichista, attento alle regole compositive di un mondo preindustriale, potrà dunque ritrovare in quest’opera gli elementi narrativi e di evidenza storica che riaffiorano dalle profondità del terreno e dal passato, con la potenza di un ritaglio, o del cutting, attualizzato nella coscienza emotiva del nostro tempo. Un contesto che riecheggia la recente lezione su scala monumentale di William Kentridge (Triumphs and laments, Roma 2016).

Una lettura critica che si collega anche con la avvertibile emozione che sia la visione del suo lavoro, sia la diretta conoscenza dell’artista hanno suscitato presso i visitatori nella felice occasione di un percorso guidato alla esposizione che si è svolto domenica 2 aprile, quando, per una buona scelta di politica museale -diventata ormai una buona consuetudine nella prima domenica di ogni mese – si è consentita la apertura gratuita dei musei.

UNA BELLA MOSTRA

Infine, anche il dato materico dell’opera, con le sue trame e le screpolature di minuta ma percepibile volumetria, conferisce significato e valore al lavoro dell’artista Di Paola: sarà per la provvisorietà solo vagamente suggerita dal quadro grafico, o per questo senso di precarietà esistenziale che oggi ci pervade, con la perdita di certezze legate ai tempi di pace, o forse solo la piccola euforia che ci attraversa ogni volta che l’incontro con l’opera d’arte conduce in profondità il nostro sguardo e ci accompagna nel riconoscimento di una grande tradizione artistica (ben evidente nella originale rilettura che Anna Di Paola fa del nostro presente); sarà anche per la bellezza rivelata o per la malinconia, che è altra faccia del blu: colore per antonomasia dell’infinito che è immateriale e che, in uno stesso istante percettivo, quasi nega il corpo dell’opera d’arte; colore della regalità o del divino che si scontra con il supporto molto povero di queste stampe, su carta riciclata.

Sarà per questo, e per quanto ancora d’altro ciascun visitatore potrà cogliere in autonomia, per tutto quanto insomma può regalare una creazione d’arte e di ingegno, che esorto a visitare il Museo di Roma in Trastevere per godere di una bella, piccola mostra di bravi artisti, ormai quasi in chiusura.

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